Sport Paralimpico News

Sport Paralimpico News

Home

Privacy Policy

Cookie Policy

Note Legali

L'addio al judo a Parigi 2024: intervista alla judoka Matilde Lauria

2024-11-21 23:18

Array() no author 82664

Interviste, Parigi2024, intervista, Judo, Matilde Lauria,

L'addio al judo a Parigi 2024: intervista alla judoka Matilde Lauria

La sua partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 prima e a quelle di Parigi


2024

poi ha rappresentato una vittoria per la sua categoria:


Matilde Lauria,

infatti, judoka


sordocieca

che ha imparato a convivere col buio sin dalla giovane età, ha poi anche affrontato la propria sfida col silenzio a causa di un peggioramento della propria salute. Ma questo non le ha impedito di praticare non solo il


judo

, ma anche tantissime altre discipline affrontando lo sport, ma soprattutto la vita, con lo spirito e la determinazione di chi preferisce fronteggiare le avversità anziché lasciarsi travolgere da esse. L'abbiamo intervistata.



Questa Paralimpiade cosa ti ha lasciato?

Mi ha lasciato tanto perché comunque io mi sono affezionata alla nazionale, mi sono affezionata ai ragazzi come se io fossi stata la loro mamma. Eravamo abbastanza affiatati e non lo so, mi piaceva l'idea di dire io sto qua con loro, magari incoraggiarli, Poi ho fatto squadra pure con i tecnici, sono stata bene, anche perché considera che io sono più grande dei tecnici.



Una vita per lo sport la tua. Quando è iniziata?

Ho cominciato il mio judo a 46 anni, età in cui di solito i judoka si ritirano, se non prima. Io ho osato tanto, diciamo, ho sfidato tantissimo la mia età, mi sono fatte tanti europei, tanti mondiali e li ho vinti pure. Qualcuno l'ho vinto, qualcuno l'ho perso, però ho vinto tutte le mie battaglie personali, soprattutto negli ultimi anni,  ho vinto parecchie medaglie. Ho un notevole bagaglio esperienze, sia belle che brutte: quelle belle ti arricchiscono, quelle brutte ti fanno crescere e riflettere. Quando vado a parlare della disabilità con i professori di sostegno, perché vado nelle scuole, parlo molto del bagaglio sportivo, che cosa significa, anche perché poi la sportività te la porti con te in ogni momento della vita.



Il judo non è stato l'unico sport che hai praticato: quali sono gli altri? 

Mi sto mettendo in piedi per fare altre gare, io tre domeniche fa ho fatto la gara di equitazione e ho vinto l'oro nella gara sperimentale negli ostacoli saltando 40 centimetri. Considera che nell'equitazione non esiste l'atleta sordo, io sono l'unica. Ho fatto i mondiali di mountain bike, ma ero piccolissima. Poi ho fatto i giochi della gioventù, la staffetta, salto in alto, ho vinto la medaglia d'oro. Ho fatto il calcetto, ho fatto il torball, ho fatto il blind tennis, ho tirato con l'arco, ho fatto la scherma con la quale ho vinto per due volte la medaglia d'oro. E non mi fermo qui.




Cosa vorresti dire ai giovani che non fanno sport?

"Il prossimo 5 dicembre compirò 58 anni, ma io me ne sento forse 30, proprio esagerando. Voglio dire ai ragazzi e soprattutto ai loro genitori, ma soprattutto ai genitori di stare vicino ai propri figli e non lasciarli davanti ad un cellulare. Io sono il frutto della tenacia di mio padre, perché se mio padre non mi avesse spinta e aiutata sarebbe stato tutto più difficile. Io i miei figli me li porto dappertutto, perché li stacco davanti ai computer, davanti ai cellulari e invito gli altri genitori a fare lo stesso". 



Hai fatto e fai tanti sport: ma ci sarà un momento in cui dirai basta?


Mi ritirerò quando il mio corpo dirà basta. Quando il mio corpo dirà basta, non c'è più niente da fare allora mi ritirerò per forza, perché devo ascoltare il mio corpo.  Ma finché il mio corpo mi dice, vai, puoi farlo ancora, io lo faccio. Poi io mi diverto, io sto bene a parlare con i giovani, con le mamme, mi porto anche i miei figli a volte. Poi vado con la Lega del Filo d'Oro ad aiutare altri ragazzi che hanno altri tipi di disabilità. Cioè, io, se posso aiutare, io do l'anima, non ho problemi. Il mio papà diceva sempre: dai la mano destra senza far capire alla mano sinistra. E io ho sempre dato senza ricevere nulla.




A Parigi hai dato il tuo addio al judo, ma non allo sport: qual è il tuo prossimo obiettivo? 

Diciamo che Parigi è stata la conclusione del mio percorso olimpico, paralimpico nella carriera judoistica, perché fare judo fino a Los Angeles è impossibile, avrò 64 anni nel 2028 e vedo proprio impossibile questa sfida. Non posso sapere in che condizioni fisiche sarò, non posso preventivare la mia patologia. Posso stare benissimo come no e io mi sono voluta far vedere così come oggi: in piedi e combattiva. Quindi diciamo ho voluto chiudere e dire, io ho chiuso. In fondo, la medaglia più importante l'ho vinta nella vita. Tra i miei obiettivi rientra quello di parlare più possibile della sordocecità, perché più se ne parla e meglio è. A Tokyo io ero l'unica sordocieca.ed è stata un'esperienza molto complicata perché non sapevano come comunicare con me, non mi battevano sulla spalla, per cui io mi sentivo che incominciavo perché l'avversario mi tirava, là fu proprio difficile perché non sapevano come gestirmi. Già allora con la Lega del Filo d'Oro mandammo tutte le disposizioni a livello mondiale per dire guarda che esisto io, ci sono dei segni convenzionali e devo dire la verità qualche arbitro l'ha usato, si è mosso, l'ha fatto. Esistono 5 modalità per comunicare con un sordocieco: il tadoma, l'haptic sulla schiena, il Braille, la LIS tattile ed il Malossi, oltre quelle utilizzate rispettivamente per i sordi e per i ciechi. Ecco, vorrei fare più formazione ed informazione su questo. Ma il mio obiettivo principale è quello di fare sport. Il mio sport è quello di oggi,  non posso preventivare il futuro, quindi il mio obiettivo è farcela oggi. A livello agonistico, a livello sportivo io guardo il durante, non il dopo, non mi guardo dietro, non guardo avanti ma vado a braccio col presente, anche perché io ho sempre vissuto la mia disabilità, cioè non l'ho mai combattuta, quindi vado avanti. Io vivo serena, ma il problema sono gli altri,  sono le istituzioni, i social, perché io faccio 10 passi avanti,  poi arriva qualcuno e mi fa fare 50 passi indietro, ma non perché li voglio fare io, perché me li fanno fare. Infine, oltre ad essere già istruttore di equitazione del CSI,  vorrei diventare a tutti gli effetti istruttore di judo,  istruttore di tante discipline. Sono pronta. 




Sport Paralimpico News

Home

Privacy Policy

Cookie Policy

Note Legali